Identità, sessualità e accettazione: esplorare chi siamo senza vergogna
Il modo in cui percepiamo la nostra identità influenza profondamente il rapporto con noi stessi e con gli altri. Eppure, per molti, questo legame può diventare confuso da vergogna, aspettative o paura di non essere accettati. Questo articolo esplora cosa significa ritrovare la propria autenticità e come la psicoterapia può accompagnare questo percorso di accettazione di sé.
Ci sono momenti nella vita in cui la domanda “Chi sono davvero?” smette di essere un pensiero lontano e diventa improvvisamente centrale.
A volte arriva come un’inquietudine sottile, altre volte emerge in periodi di cambiamento, trasferimenti, nuove relazioni, separazioni o semplicemente quando ci accorgiamo che l’immagine che mostriamo agli altri non coincide con ciò che sentiamo dentro.
Per molte persone, queste domande toccano la parte più profonda dell’identità: orientamento, espressione di genere, appartenenza, ruoli, desideri.
E proprio perché sono temi intimi, parlarne può far paura.
L’identità non è un’etichetta rigida, ma qualcosa che evolve con l’esperienza, il contesto e le relazioni. È naturale attraversare momenti di dubbio o di transizione. Non significa essere “confusi”, ma umani.
Quando ci sentiamo divisi dentro
A volte si ha la sensazione di vivere su due binari: ciò che si sente davvero e ciò che ci si permette di esprimere.
Le difficoltà raramente nascono da un problema interiore; molto più spesso derivano da pressioni esterne:
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paura del giudizio
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aspettative familiari o culturali
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timore di deludere qualcuno
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messaggi interiorizzati (“non dovrei essere così”, “non posso cambiare idea”)
Questa distanza tra sé pubblico e sé privato può creare un forte peso emotivo.
Forse ti riconosci in pensieri come:
“Mi mostro solo in parte.”
“Se dicessi ciò che sento davvero, potrei perdere qualcuno.”
“Non so più quale versione di me è quella autentica.”
Questi vissuti sono molto più comuni di quanto sembri.
L’impatto emotivo
Quando la propria identità non trova spazio, il corpo e la mente iniziano a segnalarlo:
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ansia
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tristezza o senso di vuoto
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difficoltà relazionali
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senso di inadeguatezza
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isolamento
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fatica nel prendere decisioni
Non è l’identità in sé a creare sofferenza, ma il peso di nasconderla, contenerla o interpretarla attraverso gli occhi degli altri.
Perché accettarsi è così difficile
Molte persone dicono:
“Io so chi sono… ma non riesco a viverlo.”
Perché l’accettazione non è solo una questione interna.
Significa anche confrontarsi con:
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ruoli già assegnati
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aspettative sociali
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dinamiche familiari
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timori di perdere relazione, status o stabilità
Siamo esseri sociali: la paura di essere rifiutati è potente.
Ma stare in una versione di sé troppo stretta lo è ancora di più.
Come può aiutare la psicoterapia
La terapia offre uno spazio in cui non serve avere già tutte le risposte.
È un luogo dove poter dire “Non so” senza essere giudicati, e dove esplorare con delicatezza:
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cosa senti
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cosa desideri
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cosa ti fa paura
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quali parti di te non trovano voce
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quali storie o regole ti porti dietro senza accorgertene
Approcci come ACT aiutano a riconoscere i valori che guidano la vita autentica.
La CBT lavora sulle credenze rigide interiorizzate.
L’EMDR può essere utile quando ci sono ferite legate a vergogna, giudizio o rifiuto.
L’obiettivo non è cambiarti, ma aiutarti a creare spazio per la tua versione più vera.
Identità significa appartenenza, storia, possibilità.
Non è un traguardo, ma un percorso fatto di tentativi, scoperte, coraggio e gentilezza.
Se leggendo queste parole hai sentito anche solo una piccola risonanza, sappi che non è necessario avere tutte le risposte per cercare supporto.
A volte basta un primo spazio sicuro in cui potersi ascoltare.
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